09 Set 10/9 Il degrado dei suoli costringe gli africani a migrare
Intervenendo alla 14esima Conferenza della Parti dell’United Nations convention to combat desertification (Cop14 Unccd), in corso nella capitale dell’India New Delhi, alla quale partecipano governi, ONG e gruppi comunitari di 194 Paesi, il segretario esecutivo dell’Unccd, Ibrahim Thiaw, ha sottolineato: «Dobbiamo investire nel rispristino dei suoli per migliorare i mezzi di sussistenza, ridurre le vulnerabilità che contribuiscono ai cambiamenti climatici e ridurre i rischi per l’economia. La terra ci fornisce il 99,7% del cibo che mangiamo. Ci fornisce anche l’acqua che beviamo: la qualità dell’acqua che otteniamo proviene dalla terra e dai suoi ecosistemi, ma questa preziosa risorsa è seriamente minacciata».
L’Unccd evidenzia che «La terra è la componente centrale su cui si basano i mezzi di sussistenza dell’umanità. Il nostro cibo, l’energia e il lavoro dipendono dalla qualità e dalla salute dei suoli. C’è un rischio crescente che la desertificazione, il degrado del suolo e la siccità (desertification, land degradation and drought – DLDD) contribuiscano fortemente all’aumento della povertà, della disoccupazione e della disuguaglianza e che portino a alla migrazione forzata delle popolazioni più emarginate e vulnerabili. E’ quindi necessaria un’azione decisa per proteggere e ripristinare le risorse vitali dei suoli. Inoltre, il modo in cui attualmente vengono sviluppate e attuate le politiche ambientali e migratorie influenzerà notevolmente in futuro gli impatti DLDD sulla migrazione».
E’ di questo che si occupa il rapporto “Addressing the land degradation-migration nexus” – finanziato dalla Direzione generale ambiente della Commissione europea, dal governo della Turchia e dall’Ankara Initiative – che l’International organization for migration (Iom) e lo Stockholm environment institute (Sei) hanno presentato alla Cop14 Unccd e la responsabile delle politiche dell’Iom, Mariam Traore Chazalnoel, ha sottolineato che «La migrazione legata alla desertificazione, al degrado del suolo e alla siccità non è un problema del futuro: è la nostra realtà attuale dall’Africa all’Asia, passando per il Sud America e le isole del Pacifico. Non possiamo permetterci di non agire immediatamente, altrimenti il mondo dovrà affrontare una crisi immensa»
La migrazione forzata ha gravi conseguenze sia nelle aree di origine che di destinazione dei migranti. La prima edizione del Global Land Outlook pubblicata nel 2017 prevede che «L’Africa e l’Asia potrebbero perdere fino all’80% delle loro terre coltivate a causa dell’espansione urbana».
In risposta all’aggravarsi della migrazione forzata causata dal degrado dei suoli, 14 Paesi africani hanno lanciato l’Iniziativa Sustainability, Stability and Security (3S) che punta a ripristinare le terre degradate e a creare posti di lavoro verdi per i migranti e i gruppi vulnerabili. L’iniziativa 3S è un’azione intergovernativa voluta per primi da Marocco e dal Senegal per affrontare, , attraverso un approccio innovativo, le cause profonde dell’instabilità in Africa, in particolare le migrazioni e i conflitti legati al degrado delle risorse naturali.
E, per i fan dell’aiutiamoli a casa loro, è bene sapere che l’iniziativa 3S sta coinvolgendo Paesi con un fortissimo peso politico ed economico per accelerarne l’attuazione.
L’Unccd ricorda che «Ogni anno, almeno 11 milioni di giovani africani entrano nel mercato del lavoro, mentre nel prossimo decennio circa 60 milioni di persone rischieranno di essere costrette a trasferirsi da terre degradate, migrando all’interno e all’esterno del continente. Pertanto, il degrado del suolo e altri effetti dei cambiamenti climatici sulle popolazioni vulnerabili stanno diventando un problema globale. Le soluzioni audaci, innovative e ambiziose previste dall’Iniziativa 3S sono state ampiamente riconosciute e accolte dalla comunità internazionale».
L’iniziativa 3S lavora per «fornire alternative alla migrazione forzata e alla radicalizzazione puntando a creare posti di lavoro per giovani, donne e migranti attraverso il ripristino di terre degradate; Rafforzare l’accesso e il diritto alla terra; Migliorare i sistemi di allerta precoce per prevedere le siccità e altre catastrofi naturali e rispondere efficacemente alla migrazione delle popolazioni». Entro il 2025, l’iniziativa 3S vuole creare due milioni di posti di lavoro verdi per i gruppi vulnerabili, in particolare i giovani, i migranti, le popolazioni sfollate e gli individui colpiti da gruppi estremisti, attraverso l’investimento nel ripristino e nella gestione sostenibile dei suoli di 10 milioni di ettari di terre degradate.
A New Dehli, Mohamed Doubi Kadmiri, consigliere diplomatico del Capo del governo del Marocco, ha concluso: «I 14 Paesi che sostengono l’iniziativa 3S sono pronti a fare la propria parte per affrontare i drivers del degrado del territorio della migrazione. Ma un cambiamento sostenibile può avvenire solo se vengono fatti ingenti investimenti nel recupero del territorio, per creare un circolo virtuoso in cui le persone abbiano l’opportunità di vivere una vita sicura e stabile a casa loro».