04 Mag 4/5 Coronavirus. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte introduce la Fase 2
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una intervista concessa al neo direttore de La Stampa Massimo Giannini introduce l’Italia alla Fase 2 della lotta alla pandemia di Coronavirus.
«Entriamo nella “fase due” dell’emergenza. Questo non casualmente, ma grazie al poderoso sforzo collettivo che abbiamo fatto tutti insieme e che ci ha permesso di ricondurre a un livello accettabile la soglia del contagio. Questa nuova fase ci è costata enormi sacrifici ed è per questo che non può essere intesa come un “liberi tutti”…».
Sono le nove della sera, e dopo una giornata spesa a lavorare tra casa e Palazzo Chigi Giuseppe Conte, al telefono, tira le somme. Domani l’Italia riapre. Ma restano confusione e insoddisfazione. Il Presidente del Consiglio lo sa. E in questa intervista a La Stampa, risponde a tutte le critiche. «Dobbiamo continuare a rispettare le regole sul distanziamento fisico. Evitiamo gesti di disattenzione o, peggio, un’opera di rimozione collettiva. Il virus continua a circolare tra noi, siamo ancora in piena pandemia. Ho anche anticipato un cronoprogramma di massima, per pianificare una ripresa sicura e sostenibile».
Presidente, l’opinione pubblica è disorientata, le imprese scontente…
“Sì, c’è delusione da parte di molti operatori economici. Li capisco, ma per riavviare il circuito economico di beni e servizi meno necessari occorre che i clienti si entrano sicuri e protetti. Nei giorni scorsi il Ministro Speranza ha adottato il provvedimento che definisce le soglie-allarme. E’ uno strumento fondamentale della strategia di contenimento del contagio per la fase 2. Se nei prossimi giorni avremo risultati positivi potremo anche valutare di anticipare alcune riaperture, venendo incontro ad alcune specifiche richieste delle Regioni. Ma una cosa è riaprire sulla base di verifiche agganciate ad accurati parametri che tengano conto dell’andamento epidemiologico, altra cosa è farlo in base a iniziative estemporanee”.
E’ quello che stanno facendo le Regioni. Siete arrivati al punto di minacciare l’impugnazione delle ordinanze territoriali…
“Le divergenze di vedute sono fisiologiche, ma come ha ripetuto più volte il Presidente Mattarella, in questa fase particolarmente critica, dobbiamo mantenere saldo il principio di coordinamento delle iniziative e lo spirito di leale collaborazione tra le varie istituzioni dello Stato. Con le Regioni e gli enti locali il nostro dialogo è costante e, nel complesso, anche fruttuoso. Stiamo ottenendo questi risultati con lo sforzo di tutti, Il nostro obiettivo è quello di essere tutti al servizio di un piano organizzato su presupposti scientifici, che ci garantisca di attraversare la fase 2 in modo ordinato, limitando quanto più possibile ulteriori danni. Quanto all’impugnazione delle ordinanze territoriali, la riserviamo solo ai casi di estrema necessità”.
A proposito di scontro tra poteri: la accusano di aver valicato i confini della Costituzione con lo strumento Dpcm. Renzi dice addirittura “non abbiamo negato i pieni poteri a Salvini per darli a Conte”…
Sono fortemente convinto che un sistema come il nostro non abbia affatto bisogno di investiture messianiche, né di uomini investiti di pieni poteri. Più semplicemente ha bisogno di persone che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità, consapevoli di dover agire per il bene comune, non distratti dal proprio “particulare” o condizionati da gruppi o cordate. Dobbiamo essere orgogliosi di avere rispettato l’equilibrio tra poteri costituzionali, inserendo i Dpcm che sono serviti a introdurre, per un periodo limitato, le misure contenitive secondo criteri di adeguatezza proporzionalità e tempestività nell’ambito di uno stato di emergenza nazionale dichiarato per un periodo di sei mesi e nel rispetto del quadro regolatorio definito dai decreti-legge, che sono atti equiparati alla legge, ma sottoposti al vaglio del Parlamento, secondo le previsioni della Costituzione».
Vi siete affidati agli scienziati per sfuggire alla responsabilità politica di decidere?
«In queste settimane ho ricevuto critiche che hanno sostenuto tutto e il contrario di tutto. Trasparenza, massima precauzione, proporzionalità e adeguatezza sono stati sempre, sin dall’inizio, ¡principi che ci hanno guidato. Abbiamo sempre cercato di porre a fondamento delle nostre scelte delle evidenze scientifiche, fermo restando che ci siamo sempre assunti tutta la responsabilità politica delle nostre decisioni. Non abbiamo mai pensato di delegare alla scienza la responsabilità di governo».
Avete ingaggiato Domenico Arcuri come supercommissario, ma sulle mascherine c’è tuttora il caos. Perché?
“Arcuri sta svolgendo un ottimo lavoro. Al momento le Regioni hanno in deposito 47 milioni di mascherine. Da lunedì saremo in grado di distribuirne 12 milioni al giorno, da giugno 18 milioni, da agosto 24 milioni. Abbiamo calmierato il prezzo a 50 centesimi ed elimineremo completamente l’IVA. Una decisione che va a tutto vantaggio dei cittadini, e che combatte ogni forma di speculazione. Stiamo venendo incontro anche alle varie esigenze dei produttori e dei farmacisti».
Perché tanto ritardo sui tamponi e sui test sierologici?
“Ad oggi abbiamo inviato 2,7 milioni di tamponi alle Regioni. Nei prossimi due mesi le riforniremo con altri 5 milioni. Dalla prossima settimana inizieremo a fare i test sierologici, su un campione di 150mila cittadini selezionati da Istat e Inail. A questi vanno aggiunti quelli che le regioni stanno già facendo».
Avete chiamato Vittorio Colao per gestire insieme alla Commissione Pisano l’introduzione della app “Immuni”, ma siamo in alto mare…
«L’App è su base volontaria, si affiancherà ad altri strumenti di contact tracing e si basa sulla tecnologia Bluetooth Low Energy. Questa scelta permette di rispettare la privacy dei cittadini in quanto la persona non è geolocalizzata. Ma prima della diffusione di Immuni su tutto il territorio nazionale è necessario effettuare dei test e questo richiede tempi tecnici che non possono essere compressi».
Passiamo all’economia. Abbiamo appena celebrato la festa del lavoro senza il lavoro. Come ci ritireremo su?
«Fino a ora il Governo ha stanziato 36 miliardi di euro per sostenere i lavoratori e 40 per le imprese, a cui si aggiungono le azioni per attivare moratorie su mutui e prestiti e per porre garanzie sulla liquidità a beneficio delle aziende. È vero, ci lasciamo alle spalle un Primo Maggio estremamente triste, ma questo non deve impedirci di ricordare la centralità del lavoro e di ringraziare ancora una volta le tante persone che con i loro sforzi hanno permesso al Paese di resistere e di contrastare l’avanzata del virus. Ora, però, è il momento di ripartire».
E come si fa, se il Pil crolla del 5% e il decreto aprile slitta a maggio?
«Questo nuovo decreto sta richiedendo un grande impegno da parte dell’intera squadra. Con la ministra Catalfo stiamo predisponendo il rinnovo automatico della cassa integrazione e del bonus da 600 euro, che renderemo più consistente. Offriremo un bonus anche agli stagionali del turismo e degli stabilimenti balneari, ai collaboratori sportivi, ai lavoratori in somministrazione, a colf e badanti che hanno visto ridursi l’orario di lavoro. Interverremo per le altre fasce sociali prive di reddito e riproporremo il congedo straordinario e il voucher babysitting ai genitori che lavorano, insieme a varie altre misure di protezione sociale».
Ma intanto Cig, bonus e prestiti bancari sono in clamoroso ritardo…
«Ne siamo consapevoli, ed è per questo che nel nuovo decreto economico adotteremo un meccanismo ancora più accelerato. Alcune erogazioni avverranno sulla base dell’anagrafica già acquisita con il precedente decreto “Cura Italia”; queste somme verranno erogate tramite un semplice click dei sistemi informatici. Vorrei ricordare, comunque, che il 75% delle domande per il bonus autonomi è stato accolto entro fine aprile; sulle restanti l’Inps è in contatto con i beneficiari per risolvere i problemi. Molte Regioni, poi, hanno tardato a presentare le liste dei beneficiari della cassa integrazione in deroga all’inps. Quanto al “decreto liquidità” nei prossimi giorni solleciterò personalmente i vertici delle banche affinché sorveglino che le istruzioni operative dirette ad attuare le norme del decreto siano osservate in tutte le agenzie; chiederò loro un preciso resoconto delle pratiche trattate e dei finanziamenti erogati. Mi arrivano molte segnalazioni di ritardi applicativi. C’è la garanzia dello Stato: questi ritardi non ce li possiamo permettere. Dobbiamo fare in modo che queste somme arrivino al più presto nelle casse delle imprese».
Per uscire da questo abisso stiamo portando il debito pubblico al 160% del Pil. Si sente di escludere categoricamente una patrimoniale?
«Si, escludo una patrimoniale. Il nostro debito rimane sostenibile, nel quadro di un risparmio privato molto cospicuo e di una resilienza particolarmente spiccata del nostro intero sistema economico. La maggior parte del debito aggiuntivo che dovremo collocare per fronteggiare la crisi, peraltro, sarà coperta dal programma di acquisti della BCE. Ci stiamo adoperando affinché i pagamenti per gli interessi – al netto della quota che ci viene retrocessa dalla Banca d’Italia a seguito dei suoi acquisti – risultino alla fine in linea con quelli attuali».
Eppure Fitch ci ha appena declassato.
“Il declassamento di Fitch è ingiustificato ma non mi ha rubato il sonno. Mi preoccupano, invece, le famiglie in difficoltà, i lavoratori che rischiano di perdere il lavoro, gli autonomi e le imprese che rischiano di chiudere».
E sul Mes cosa mi dice? Alla fine prenderemo il prestito da 37 miliardi per le spese sanitarie?
«Non mi ci faccia ritornare sopra: analizzeremo i testi finali e valuteremo insieme al Parlamento, al quale spetta l’ultima parola. All’ultimo Consiglio europeo sul Mes ho ribadito che l’unica condizionalità ammissibile è che le risorse siano utilizzate per le spese sanitarie dirette e indirette».
II Recovery Fund, sul quale lei si è battuto all’ultimo consiglio europeo, non c’è ancora. Lei crede davvero di poterlo ottenere prima dell’estate?
«Il Fondo per la ripresa è il nostro obiettivo strategico, e abbiamo posto come condizione che sia subito operativo. Stiamo aspettando la proposta della Commissione insieme a quella del prossimo Bilancio pluriennale dell’UE, e intanto continuiamo a lavorare per fare in modo che abbia una dotazione finanziaria consistente e prevede trasferimenti diretti ai Paesi più colpiti, in modo da non penalizzare quelli con debiti pubblici elevati. In gioco non c’è il destino di un singolo Paese, ma la credibilità stessa ddell’UE, da Nord a Sud”.
Vi accusa anche la Chiesa, per il divieto sulle messe. Cosa le ha detto Papa Francesco, nella telefonata a Santa Marta?
«Papa Francesco esprime un enorme carisma pastorale, che è di grande conforto in questa drammatica situazione. È molto virino a me e a tutti noi che abbiamo responsabilità istituzionali, ma anche a tutti i cittadini che vivono l’angoscia della perdita di propri cari e le ristrettezze causate dall’emergenza. Con la Cei abbiamo avviato un confronto che avrà come esito un protocollo che possa garantire la piena sicurezza nello svolgimento delle celebrazioni liturgiche, nell’interesse dei fedeli e degli stessi ministri di culto».
Da giorni il pressing sul governo è asfissiante. Si parla di Draghi, di «governo tecnico», di «larghe intese»…
«C’è un costante chiacchiericcio, sullo sfondo, che fa parte del gioco politico italiano. Non mi distrae. L’unica cosa che mi preoccupa è riuscire a dare risposte a chi è stato colpito da questa crisi. Certamente, in un momento di emergenza e di difficoltà economica l’instabilità sarebbe un danno serio per il Paese e non possiamo affatto permettercela. Danneggerebbe anche la reputazione dell’Italia nel mondo, che è lievitata anche per il modo dignitoso e coraggioso con cui l’intera comunità nazionale ha reagito alla pandemia. Ora dobbiamo programmare il nostro rilancio e remare tutti nella medesima direzione. Io ce la metterò tutta”.
L’insofferenza di Renzi non la preoccupa? Un passo in più, e arriva il «Giuseppe stai sereno»…
«Stiamo lavorando bene con Italia Viva. La maggioranza è solida. Io ho sempre dato priorità alla forza e alla ragionevolezza delle proposte, al di là di chi le sostiene, al di là se è rappresentativo del 2 o del 25 per cento del Paese. Quando ci confrontiamo coi capi delegazione dei vari partiti ognuno ha lo stesso peso. Ma ci vuole consapevolezza che non si governa da soli, ma in coalizione. Ad oggi ogni forza politica ha dato il proprio prezioso contributo e il risultato finale lo considero molto buono. Ora ci aspettano mesi difficili: la stabilità e la coesione del governo sono valori che rafforzano l’immagine del Paese anche nei negoziati con l’Ue».
Berlusconi continua a smarcarsi da Salvini e Meloni; potrebbe essere lui la stampella azzurra che sostituisce Italia Viva?
«E’ apprezzabile che vi siano forze di opposizione che, come Forza Italia, assolvono al loro compito in modo critico ma costruttivo. Ma rimane ben chiara la distinzione dei ruoli».
Anche M5S vive un momento difficile. Di Battista scalpita, Di Maio regge l’urto?
«All’interno del Movimento vi è sempre stata una sana dialettica tra varie anime, secondo logiche molto trasparenti e costruttive. Mi sembra che nessuna di queste anime metta in dubbio il valore di questa esperienza di governo. L’intero Movimento sta offrendo un’ottima prova di sé in questa fase emergenziale: solido, concreto, propositivo».
Possiamo dire che in questo momento Zingaretti è la sua vera “guardia rossa”?
«Posso dire che sento questo esecutivo molto consono alla mia visione riformatrice del Paese. Il fatto che ci sia apprezzamento da parte del M5S, del Pd e delle altre forze politiche per l’impegno che sto profondendo mi fa piacere e mi dà forza per affrontare con ancora più determinazione le difficoltà della ricostruzione».
Quando questa esperienza sarà finita «non farò il Cincinnato», ha detto qualche mese fa. Farà un suo partito?
«In questo momento sono concentrato solo sul futuro del paese, ci sono tante risposte che i cittadini attendono dal governo. Il mio futuro adesso non conta».
I suoi nemici la chiamano «trasformista», i suoi amici la considerano «l’erede di Moro»: chi è Giuseppe Conte?
«Un cittadino di buone letture, formatosi al cattolicesimo democratico, che ha l’onore di servire il proprio Paese e che cerca di svolgere questo compito con disciplina e onore, con la piena consapevolezza dell’intima connessione che esiste tra libertà ed eguaglianza».
Fonte: governo.it