03 Mar Google vuole smettere di tracciare gli utenti per la pubblicità
La pratica abusata e molto contestata in riferimento alla privacy utilizzata da Google di presentare ai propri utenti inserzioni pubblicitarie dopo averne tracciato il comportamento di navigazione sui siti sta per andare in pensione.
Si tratta di una vera e propria svolta per l’industria dell’adv online. Alphabet, in sostanza, – secondo quanto riferito dal Wall Street Journal – non utilizzerà più e non effettuerà più investimenti nelle tecnologie di tracking, ovvero quelle che studiano le abitudini degli utenti mentre navigano su Internet.
Per chi non avesse ancora capito di cosa stiamo parlando, si tratta di quelle tecnologie per le quali, dopo aver cercato ad esempio sul motore di ricerca “vacanze nel Salento”, ci si ritrova navigando sui vari siti con le proposte di viaggi verso la nota penisola pugliese.
Evidentemente Google si è accorta che il gioco non vale la candela, e che il sistema di tracking non arriva a portare a nessuno un beneficio, ma solo costi e fastidi inutili. In effetti, se una persona, casualmente, si trova a guardare un sito dove si parla di asciugatrici solo per capire quanti minuti ci vogliono per avere un lenzuolo asciutto per fare un esempio, vede proposte pubblicitarie di acquisto di tale macchina, talvolta anche per mesi.
L’algoritmo non sarà mai in grado di percepire il motivo dell’interesse che porta una persona su una certa pagina e a leggere una certa notizia.
“Oggi intendiamo chiarire che una volta che i cookie di terze parti saranno storia passata – fa sapere David Temkin, director of product management per la divisione Ads Privacy and Trust di Google – non realizzeremo identificatori alternativi per tracciare le persone mentre navigano sul web né li useremo nei nostri prodotti”.
Temkin è consapevole che altre aziende potrebbero proseguire con il tracking, ma “non crediamo che queste soluzioni rispetteranno le crescenti aspettative dei clienti sulla privacy né resisteranno alle restrizioni normative sempre più rigide”.
In definitiva, “non sono un investimento sostenibile a lungo termine”. Insomma, fatte tutte le valutazioni del caso, di benefici e costi, Google ha deciso di dare così una risposta al cambiamento del mercato e alle aspettative degli internauti.