09 Mar Un anno fa, il 9 marzo 2020, l’Italia scopriva cos’è un lockdown
Il 9 marzo 2020, l’Italia scopriva cose fosse un lockdown. Il giorno prima avevamo scoperto cosa fosse un DPCM, uno strumento legislativo per tempi eccezionali. Stavamo profondamente cambiando, e ancora non ce ne rendevamo conto.
Diventeremo l’Italia di strade e piazze vuote, di canti dai balconi e di striscioni con gli arcobaleni sulle finestre. Ma anche quella delle terapie intensive, degli infermieri esausti, delle bare trasportate dall’esercito.
Un Italia dove ci saranno piccole frange di scettici e negazionisti, complottisti dell’ultima ora e virologi improvvisati, ma anche di 100.103 morti – tanti ne sono stati censiti a oggi -, della testimonianza di chi ce l’ha fatta e ne soffre ancora oggi le conseguenze fisiche.
L’Italia delle scene di panico di chi fugge dalla stazione di Milano verso il Sud, degli scaffati vuoti dei supermercati privi di zucchero, farina, scatolame e ogni genere invenduto.
L’Italia delle file davanti alimentari e farmacie come mai visto prima, l’Italia della caccia alle mascherine, dei bollettini alle 18:00 della Protezione Civile.
L’Italia di Papa Francesco che prega in una Piazza San Pietro deserta, e di un presidente Mattarella solo e con la mascherina all’Altare della Patria per il 25 aprile.
L’Italia di #Iorestoacasa.
L’Italia di #Andrà tutto bene.
Un discorso del presidente del consiglio Giuseppe Conte in tv ci racconterà che dobbiamo sottoporci a restrizioni speciali.
Così tutta l’Italia diventa un’unica zona rossa dove non si può uscire di casa se non provvisti di una “autocertificazione” per motivi di lavoro, di salute o per fare la spesa.
E tutto il mondo è praticamente chiuso: negozi, scuole, ristoranti, eventi pubblici di ogni tipo come cinema, teatri, manifestazioni sportive.
E’ un’ Italia con troppe persone che non possono lavorare, che devono stringere la cinghia o che devono, all’opposto, gestire un surplus di fatica perché lavorano in ospedali o in attività essenziali con tutte le limitazioni fisiche cui devono sempre ottemperare.
Un Italia da tempi di guerra, che adesso aspetta il vaccino per tutti mentre si barcamena tra una fase 2 e una fase 3 e sente che l’avvicinarsi della Pasqua 2021 potrebbe vedere l’arrivo di un altro lockdown.
Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 80 anni il prossimo 23 luglio, si è vaccinato (col Moderna) in una struttura pubblica, facendo la fila come tutti gli altri italiani e dopo mesi in cui prime e seconde dosi sono arrivate alle persone più a rischio, ovvero agli ultraottantenni e al personale sanitario.
Siamo quindi già partiti in una lunghissima volata che probabilmente arriverà al traguardo solo alla fine della prossima estate.
Le qualità di pazienza e resilienza che hanno dimostrato la stragrande maggioranza degli italiani non possono essere vanificate dalla fretta di recuperare una parvenza di vita normale da parte di gente frettolosa. Occorre ancora disciplina.