16 Mar Istat certifica i danni del clima pazzo: verdure +18,4%
Gli allarmi di inizio anno sui possibili danni dovuti al clima pazzo che si manifesta con gelate improvvise, poi replicati nei giorni della merla, alternandosi a giornate di eccessivo calore hanno avuto un effetto sull’inflazione, come ha verificato l’indice dei prezzi al consumo di febbraio 2019 realizzato dall’Istat. I prezzi delle verdure fanno segnare un aumento del 18,4% rispetto allo scorso anno. All’ampiezza del fenomeno ha contribuito anche la parziale rovina delle serre e l’inevitabile fenomeno speculativo che si replica in ogni occasione lungo tutta la filiera per carenza di prodotto, che va a danneggiare produttori e consumatori. Il clima “impazzito” poi sta provocando l’anticipo delle fioriture tanto che alcune primizie come fragole e broccoli sono disponibili sul mercato con un mese di anticipo rispetto alla tradizionale stagionalità. Per tacere di mandorli e albicocchi che si possono già vedere fioriti. C’è molta preoccupazione in prospettiva perché basterà un repentino cambio di temperatura con gelate mattutine per provocare tanti danni da mettere in pericolo la produzione nazionale di ortaggi, verdure e frutta.
Tornando all’inflazione, Istat scrive che, nel mese di febbraio 2019, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,0% su base annua (da +0,9% registrato nel mese precedente). La stima preliminare era +1,1%.
L’accelerazione di appena un decimo di punto dell’inflazione a febbraio è imputabile prevalentemente ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +1,7% a +3,7%) e dei Tabacchi (da +2,9% a +4,5%) e in misura minore ai prezzi dei Beni alimentari lavorati (da una variazione tendenziale nulla a +0,5%) e dei Beni energetici non regolamentati (da +0,3% a +0,8%); questi andamenti sono stati in larga parte bilanciati dal rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,2% a +0,9%) e dall’aumentata flessione di quelli dei Servizi relativi alle comunicazioni (da -2,0% a -4,8%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera lievemente da +0,5% a +0,4%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +0,6% a +0,7%.