26 Gen Dimissioni governo Conte: a rischio la presentazione del Recovery Plan?
Alle ore 12:00 di oggi, dopo una riunione di commiato del Consiglio dei Ministri, il presidente Giuseppe Conte ha lasciato Palazzo Chigi diretto al Quirinale, per rassegnare le sue dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Una visita veloce: dopo circa 30 minuti, Conte ha lasciato il Quirinale e ha raggiunto Palazzo Giustiniani per l’incontro con la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, seguito da quello con il presidente della Camera, Roberto Fico.
Le attività parlamentari sono state sospese, con l’eccezione per l’esame del Recovery fund nelle commissioni di merito. Invece la conferenza Stato-Regioni, su proposta del ministro Boccia, ha annullato la riunione prevista per oggi pomeriggio alle 16.
Il Quirinale ha diffuso un comunicato in cui si è precisato che il presidente Mattarella «si è riservato di decidere e ha invitato il governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti». Le consultazioni con le forze politiche avranno inizio domani pomeriggio, secondo un calendario che sarà reso noto nelle prossime ore.
A questo punto gli scenari possibili sono tre.
- Dare un nuovo mandato a Conte, a condizione che il nuovo esecutivo fornisca valide garanzie.
- Incaricare un sostituto di Conte per formare un nuovo Governo
- Decidere di indire elezioni anticipate.
Lasciando alla competenza della politica e dei partiti politici la soluzione per la formazione di un nuovo governo, ci vogliamo soffermare su una eventuale chiamata alle urne, perché tecnicamente sarebbe una mossa che metterebbe in grossa difficoltà l’Italia.
In effetti Governo e Parlamento hanno una scadenza improrogabile davanti a se: il 30 aprile 2021.
E’ il termine ultimo per la presentazione a Bruxelles del Recovery plan e non a caso pochi giorni fa il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’euro, Valdis Dombrovskis ha espresso preoccupazione in proposito.
In sintesi in caso di elezioni anticipate, l’Italia non sarebbe tecnicamente in grado di far presentare a un nuovo governo e a un nuovo parlamento il piano di rilancio entro il termine stabilito.
Se alla fine dei giri di consultazioni con le forze politiche il Presidente Mattarella dovesse prendere atto che non ci sono gli estremi per avere una maggioranza di governo in Parlamento, scioglierebbe le Camere e, per tempistica consolidata, si andrebbe al voto all’inizio di aprile.
Per avere la prima sessione del Parlamento ci vorrebbero circa 20 giorni, che con il computo di sabati e domeniche sarebbe la data del 26 aprile.
Il tempo materiale per redigere il piano degli aiuti della Ue è evidente che verrebbe a mancare. In alternativa il nuovo governo e il nuovo Parlamento potrebbero approvarne uno realizzato dal governo Conte, che pur dimissionario, rimane in carica fino a quella data.
Ma questo farebbe pensare alla convenienza di aver aperto in questo momento una crisi di governo.
Siamo tutti d’accordo che il Recovery fund in questa crisi mondiale sanitaria ed economica equivale a un gigantesco piano Marshall del secondo dopoguerra, e che l’Italia non può permettersi di perderlo.
Qualunque soluzione che la politica italiana troverà a questa crisi di governo è necessario che guardi prima di tutto all’interesse generale del Paese.