08 Feb Il cambiamento climatico avrebbe fatto emergere il Covid-19
Lo studio “Shifts in global bat diversity suggest a possible role of climate change in the emergence of SARS-CoV-1 and SARS-CoV-2”, pubblicato su Science of the Total Environment da Robert M.Beyer (University of Cambridge e del Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung -PIK), Andrea Manic (PIK) e Camilo Mora (University of Hawai’i – Manoa), fornisce la prima prova di un meccanismo attraverso il quale il cambiamento climatico avrebbe potuto svolgere un ruolo diretto nell’emergere della SARS-CoV-2, il virus che ha causato la pandemia di Covid-19.
Al Pik spiegano che «Le emissioni globali di gas serra, portando alla crescita dell’habitat forestale preferito dai pipistrelli, hanno reso il probabile sito di origine della SARS-CoV-2 nella Cina meridionale un hotspot per i coronavirus trasmessi dai pipistrelli nel secolo scorso». Questo hotspot globale è la regione in cui i dati genetici suggeriscono che potrebbe essere sorta la SARS-CoV-2.
All’università di Cambridge aggiungono che «Lo studio ha rivelato cambiamenti su larga scala nel tipo di vegetazione nella provincia meridionale cinese dello Yunnan e nelle regioni adiacenti in Myanmar e Laos, nel secolo scorso. I cambiamenti climatici, tra cui l’aumento della temperatura, della luce solare e dell’anidride carbonica atmosferica – che influenzano la crescita di piante e alberi – hanno cambiato gli habitat naturali da arbusti tropicali a savana tropicale e boschi decidui. Questo ha creato un ambiente adatto per molte specie di pipistrelli che vivono prevalentemente nelle foreste».
I ricercatori sottolineano che «Il numero di coronavirus in un’area è strettamente legato al numero di diverse specie di pipistrelli presenti». Lo studio ha scoperto che nell’ultimo secolo nella provincia meridionale cinese dello Yunnan si sono trasferite altre 40 specie di pipistrelli che sono ospiti di circa 100 tipi di coronavirus portato dsi pipistrelli.
Beyer evidenzia che «Nell’ultimo secolo, il cambiamento climatico ha reso l’habitat nella provincia meridionale cinese dello Yunnan adatto a più specie di pipistrelli. Capire come si sia spostato l’areale globale delle specie di pipistrelli a seguito del cambiamento climatico può essere un passo importante nella ricostruzione dell’origine dell’epidemia di Covid-19».
Per ottenere questi risultati, i ricercatori hanno creato una mappa della vegetazione mondiale com’era un secolo fa, utilizzando dati delle temperature, precipitazioni e copertura nuvolosa. Poi hanno sovrapposto queste informazioni con quelli della vegetazione più frequentata delle specie di pipistrelli di tutto il mondo per capire la distribuzione globale di ogni specie nei primi anni del 1900. Confrontandolo con gli attuali areali, è stato possibile vedere come la “ricchezza delle specie” di pipistrelli, il numero di specie diverse, sia cambiata in tutto il mondo nel corso dell’ultimo secolo a causa del cambiamento climatico.
Beyer sottolinea: «Poiché il cambiamento climatico ha alterato gli habitat, le specie hanno lasciato alcune aree e si sono trasferite in altre, portando con loro i loro virus. Questo non solo ha alterato le regioni in cui sono presenti i virus, ma molto probabilmente ha permesso nuove interazioni tra animali e virus, causando la trasmissione o l’evoluzione di virus più dannos».
La popolazione mondiale di pipistrelli è portatrice di circa 3.000 diversi tipi di coronavirus e ogni specie di pipistrello ospita in media 2,7 coronavirus, la maggior parte senza mostrare sintomi. Un aumento del numero di specie di pipistrelli in una particolare regione, causato dal cambiamento climatico, può aumentare la probabilità che un coronavirus dannoso per l’uomo sia presente, trasmesso o si evolva in quel nuovo sito.
La maggior parte dei coronavirus trasportati dai pipistrelli non può fare il salto di specie e negli esseri umani. Ma i ricercatori avvertono che «E’ molto probabile che diversi coronavirus noti per infettare gli esseri umani abbiano avuto origine nei pipistrelli, tra cui tre che possono causare vittime umane: CoV della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) e sindrome respiratoria acuta grave (SARS) CoV-1 e CoV-2. La regione identificata dallo studio come un punto di riferimento per un aumento della ricchezza delle specie di pipistrelli causata dal clima ospita anche i pangolini, che si dice abbiano agito come ospiti intermedi della SARS-CoV-2. E’ probabile che il virus abbia fatto il salto dai pipistrelli a questi animali, che sono stati poi venduti in un mercato faunistico a Wuhan, dove si è verificata l’epidemia umana iniziale».
I ricercatori rilanciano gli appelli di studi precedenti che esortano i responsabili politici a riconoscere il ruolo del cambiamento climatico nei focolai delle malattie virali e ad affrontare il cambiamento climatico nell’ambito dei programmi di ripresa economica post covid-19. Manica ricorda che «La pandemia di Covid-19 ha causato enormi danni sociali ed economici. I governi devono cogliere l’opportunità di ridurre i rischi per la salute derivanti dalle malattie infettive, adottando misure decisive per mitigare i cambiamenti climatici» e Mora aggiunge: «Il fatto che il cambiamento climatico possa accelerare la trasmissione di agenti patogeni della fauna selvatica all’uomo dovrebbe essere un campanello d’allarme urgente per ridurre le emissioni globali».
Per ridurre il contatto tra esseri umani e animali portatori di malattie, i ricercatori hanno anche sottolineato la necessità di limitare l’espansione delle aree urbane, dei terreni agricoli e dei terreni di caccia negli habitat naturali.
Lo studio, finanziato dall’ European Research Council, ha dimostrato che nel secolo scorso, il cambiamento climatico ha anche determinato un aumento del numero di specie di pipistrelli nelle regioni contigue all’Africa centrale e, a macchia di leopardo, in America centrale e meridionale.
fonte: greenreport.it